Rudy Guede e Meredith Kercher versus Amanda Know e Raffaele Sollecito. La faccia di Perugia di cui non si parla mai.

Torna a far discutere, a ridosso dell’anniversario della morte di Meredith, uno dei protagonisti della mattanza verificatasi nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007, al n. 7 di Via della Pergola.

Già, perché dopo un’estate contraddistinta da nuovi show dell’americana di Seattle, tra matrimoni trash e ospitate discutibili a festival della giustizia vari ed eventuali, ora tocca a Rudy riprendersi la scena sul palcoscenico di uno dei delitti più controversi e mediatici degli ultimi vent’anni. Originario della Costa d’Avorio, unico in carcere a pagare per la morte della studentessa londinese, Rudy ha recentemente ottenuto la semilibertà, portando nuovamente il tribunal popolare al grido dello scandalo. Ma prima di parlare di Rudy, visto che nessuno lo fa mai, voglio rendere degna memoria all’unica vera e struggente vittima di tutta questa vicenda: Meredith Kercher.

 La ricordiamo tutti nell’immagine replicata all’infinito dai media con il mantello nero e il rossetto rosso. Perché quella foto è l’ultima scattata prima che il suo viaggio su questa terra venisse interrotto. Dopo una notte trascorsa tra streghe e fantasmi, una valanga di coltellate ha spezzato per sempre la sua vita. Inglese di Southwark, storico quartiere al sud di Londra, Mez aveva 21 anni, era riservata, metodica e limpida sognatrice. Figura quasi antitetica alla realtà di Perugia, città universitaria all’insegna della trasgressione. Meredith frequentava nella città umbra il corso di italiano per stranieri e in via della Pergola n. 7 abitava con due ragazze italiane ed una straniera, l’americana di Seattle Amanda Knox. Troppo spesso Meredith è stata surclassata dalla personalità drammaticamente mediatica della coinquilina e dall’ombra del fidanzatino dell’epoca, l’informatico di Giovinazzo Raffele Sollecito.

Ma oggi, si parla di lui. Si parla di Guede, tutti pronti a puntare il dito perché dopo 12 anni trascorsi in carcere ha diritto di beneficiare della semilibertà. Potrà infatti uscire dal carcere di Mammagialla, rispettare un orario lavorativo mattutino dalle 9:30 alle 12:30 per poi tornare a catalogare i libri nella biblioteca degli studi criminologici di Viterbo. Alla notizia non hanno retto neppure i media tra l’indignazione e lo scandalo generale. Premettendo che l’unica vera vittima di tutta questa vicenda è la studentessa inglese, il Guede è forse il personaggio che nel teatrino dei vari processi, annullamenti e rinvii, è rimasto defilato. Condannato in concorso in omicidio, con chi ancora non si sa, ha scontato forse due pene: una per la morte di Meredith, l’altra per il colore della sua pelle. Ma questo ancora poco importa. Amanda Knox, sguardo ammaliante, torna in Italia da diva dello Star System, Rudy dopo dodici anni di carcere non può neppure beneficiare dei permessi che gli spettano de iure. Badate bene, non sto difendendo l’ivoriano e neppure sostenendo che lui non era in casa quella benedetta notte. Sarebbe utopia, carta canta. Dna pure. Sto solo sostenendo che contro di lui si porta avanti una crociata dettata forse più da ragioni social-culturali che giuridiche. L’oltre ogni ragionevole dubbio è quasi una regola aulica, a tratti pericolosa. Ancora tanti sono i dubbi che avvolgono la morte di Meredith ma se l’ha uccisa Rudy, non era solo. Lo dicono anche i giudici. Ha agito in concorso. In concorso con chi? Non è dato saperlo né ora né verosimilmente mai. Una cosa è certa. Nero trovato, caso chiuso. Chissà se il fantasma di Meredith continuerà ad aggirarsi nelle strade di Perugia sul calar della notte di ognissanti.